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La capacità
rappresentativa delle terre e il loro posizionamento preciso, dovuta ad
un’effettiva conoscenza dei concetti di latitudine e longitudine riguarda qualcosa
che implica una conoscenza scientifica e strumentaria cui noi siamo arrivati
negli ultimi tre secoli, implicando un’altra domanda: “quale popolo è stato
capace di queste imprese, allorché i popoli più evoluti da noi conosciuti (
Egizi, Sumeri, Babilonesi, Greci e Romani) erano allora in uno stadio che
definire primitivo è molto riduttivo?”
I miti e le
carte
La
carta di Pirì Reis
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Pirì era un
uomo di incredibile cultura (conosceva il greco, l’italiano, lo spagnolo ed il
portoghese) ed uno stimato cartografo. Disegnò la mappa in questione nel 1513,
collezionando numerose carte antiche, tra cui una venuta in possesso tramite un
marinaio di Colombo, catturato da Kemal Rais, zio di Pirì. Ma che cosa ha di
tanto speciale questa mappa? La carta di
Pirì ha suscitato l’attenzione di molti ricercatori, poiché è forse la più
strana ed incredibile delle cosiddette “mappe misteriose”, cioè carte
geografiche che raffigurano territori inesplorati ai tempi in cui vennero
disegnate. La carta di Pirì raffigura gran parte della penisola iberica, una
piccola porzione della Francia, una vasta parte dell’Africa nordoccidentale, le
coste dell’America centromeridionale ed un tratto del litorale antartico.
Ebbene, nel 1513, molte di queste regioni erano completamente sconosciute, come
mostra un esame della cartografia coeva. Dell’Antartide, la carta di Pirì
rappresenta la Penisola di Palmer, la Terra della Regina Maud e parecchi picchi
subglaciali, al largo delle coste, riconosciuti come tali solo nel 1949 da una
spedizione organizzata da Norvegia, Svezia e Gran Bretagna. Lo stesso
continente antartico fù scoperto solo durante il XIX secolo (1820). La carta raffigura
inoltre, con relativa precisione, altre regioni dell’Antartide che non potevano
essere in alcun modo note nel ‘500, poiché ricoperte da ghiacci, e che fu
possibile cartografare solo nel 1958 nel programma di ricerche organizzato
dall’Anno Geofisico Internazionale. Tra le diverse miniature che corredano la
mappa, è possibile distinguere, accanto alla Cordigliera delle Ande, un lama ed
un puma. Questi animali e la stessa Cordigliera dovevano essere, all’epoca di
Pirì, completamente sconosciuti, poiché l’esplorazione del sistema andino
iniziò soltanto dopo il 1531, quando Pizzarro mosse alla conquista dell’impero
Inca.
Tutto questo
sarebbe spiegabile solo ammettendo che l’America e le coste dell’Antartide
fossero già state esplorate in tempi remoti e che antichi cartografi ne
avessero realizzato mappe dettagliate. Ma ciò non fa che infittire il mistero:
l’ultima volta che l’Antartide sarebbe stata possibile rilevarla e
cartografarla priva di ghiacci, risalirebbe a circa 15000 anni fa: Quale
civiltà poteva esistere a quell’epoca, in cui storicamente si colloca l’uomo di
cro-Magnon?
In un suo
memoriale, intitolato Bahriye, Pirì afferma che Colombo conosceva l’esistenza
dell’America ancora prima di esserci stato, poiché in possesso di antiche mappe
che la mostravano, e che avesse usato queste stesse mappe per convincere la
regina di Spagna a finanziare la sua impresa. Pirì aggiunge che Colombo vi
giunse portando perline di vetro poiché sapeva che gli indiani erano attratti
da questo genere di ninnoli.
Sempre secondo
Pirì, non solo Colombo aveva raggiunto l’America, ma anche i Vichinghi, S.
Brindano, Nicolas Giuvan, Antonio il Genovese, ed altri ancora.
La carta fù
oggetto di studio, nel XX secolo, da parte dello studioso Charles Hapgood, la
quale per confermare le proprie impressioni, la sottopose allo studio dell’USAF,
l’ente aeronautico militare degli USA. La loro risposta fù strabiliante in
quanto essi stessi asserivano, in una nota inviata ad Hapgood, che era
inspiegabile l’esistenza di tale mappa, in quanto riportante elementi non
conosciuti all’epoca di Pirì Reis o di qualunque altra civiltà, a noi
conosciuta, di epoca antecedente.
Ciò
costrinse Hapgood a rigettare l’idea che la mappa derivasse da sunti Vichinghi,
in quanto, seppur essi fossero mai giunti, prima di Colombo, nelle Americhe,
non avrebbero potuto rilevare il continente Antartico, in un’eventuale altra
spedizione, così come era stato disegnato, cioè senza ghiacci.
Non è
nemmeno possibile che sia stato il marinaio di Colombo, catturato dallo zio di
Pirì Reis, ad informare lo stesso Pirì in maniera tanto dettagliata, poiché, al
ritorno della sua quarta spedizione (1504) Colombo aveva esplorato soltanto le
coste dell’Honduras, Costarica, Nicaragua e Panama.
Hapgood
conclude che doveva esserci stata un’antica civiltà di re dei mari, con
conoscenze marittime, geografiche et astronomiche, estremamente sviluppate e
poi andate perdute.
La
carta di Oronzo Fineo
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Tale mappa è
il risultato di copiature di numerose carte “sorgenti” e rappresenta la parte costiera
del continente antartico priva di ghiacci.In essa il
continente antartico è fedelmente riprodotto e posizionato, geograficamente,
perfettamente. Su di esso vengono annotate catene montuose e fiumi, quali
effettivamente abbiamo scoperto siano esistiti, ora coperti dalla coltre di
ghiacci. La parte interna invece e priva di raffigurazioni fluviali e montuose,
il che ci indica che tale parte, a differenza di quella costiera, era già
ricoperta di ghiacci.
Il
mappamondo di Fineo sembra essere un’altra prova convincente riguardo alla
possibilità di una remota colonizzazione del continente australe e lo ritrae in
un’epoca corrispondente alla fine dell’ultimo periodo glaciale. La carta
mostra anche numerosi estuari, insenature e fiumi, a sostegno delle moderne
teorie che ipotizzano antichi fiumi in Antartide in punti in cui sono oggi
presenti ghiacciai come il Beardmore e lo Scott. I vari carotaggi effettuati
negli ultimi tempi sono a sostegno della tesi che l’Antartide era un tempo
abitabile: i campioni sono ricchi di sedimenti che rivelano condizioni
differenti di clima, ma soprattutto si nota una rilevante presenza di grana
fine, come quella che viene trasportata dai fiumi. Inoltre, i carotaggi
rivelano che solo intorno al 4000 a.C. l’Antartide venne completamente
ricoperto dai ghiacci.
La
mappa di Mercatore e Buache
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Mercatore,
conosciuto ancora oggi per la proiezione cartografica che porta il suo nome, fu
un insigne studioso della sua epoca, tanto che la sua voglia di sapere lo
portò, nel 1560, ad avventurarsi in Egitto per visitare la Grande piramide e ad
accumulare testi antichi per la sua biblioteca personale. Nel suo “Atlante”
rappresentò il continente australe, (questo nell’anno 1569, e ricordiamo che il
continente antartico fu scoperto solo nel 1818): alcune parti identificabili di
tale continente sono Capo Dart, il Mare di Amundsen, l’isola Thurston, le isole
Fletcher, l’isola di Alexander I, la penisola Antartica di Palmer, il Mare di
Weddel, la Catena Regula, la Catena Mühlig-Hoffman, la costa Principe Harald, e
la Costa principe Olaf.Buache era
un geografo francese del XVIII secolo. La sua carta ha una peculiarità unica:
rappresenta, perfettamente, il continente antartico completamente privo di
ghiaccio. Ricordiamo che la topografia subglaciale di tale terra fù possibile
solo nel 1958. Il canale navigabile che sembra dividere in due il continente
esisterebbe realmente se non fosse ricoperto dai ghiacci eterni, quindi
dovremmo dedurre che le carte originali, cui dovette fare riferimento Buache
per la compilazione della sua mappa, erano antecedenti di millenni rispetto
alle fonti a cui avevano attinto Mercatore, Fineo, Pirì Reìs.
Ecco,
queste strane mappe, ricavate da documenti originali molto più antichi,
potrebbero essere l’unica prova, tangibile, di un passato, di una storia, di
una gloria, che fu, e a cui la scienza dogmatica,
intransigente, nega l’opportunità di rivelarsi appieno, ignorando
impassibilmente questi frammenti di storia antica che ogni tanto si
riaffacciano, quasi a voler sfidare la stessa scienza,
beffardamente, ponendoci nuovi quesiti e attendendo nuove risposte.
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